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Piante Grasse: perché è sbagliato chiamarle così

  • Immagine del redattore: Lorenzo Tiso
    Lorenzo Tiso
  • 12 ago 2020
  • Tempo di lettura: 1 min

Aggiornamento: 17 ago 2020

Esistono circa 10 mila specie di piante "grasse", diverse per dimensioni e morfologia: dai tipici cactus a forma globulare come il “cuscino della suocera” (Echinocactus grusonii), all’ agave dalle lunghe foglie carnose che fiorisce una sola volta nella sua vita e poi muore; dai fichi d’india che forniscono dolcissimi frutti acquosi, agli altissimi saguari dalla crescita lenta (nella foto sotto), che crescono solitari nei deserti dell’America settentrionale e centrale.


Ognuna di queste specie, e tutte le altre esistenti, vengono erroneamente definite piante grasse. Ma perché? e perché è sbagliato?



In botanica, questo tipo di piante, si chiamano "Succulente" in quanto nei loro tessuti ci sono delle vere e proprie riserve di acqua (che la piante utilizza nei momenti di siccità). Sono proprio queste riserve di acqua a conferire alla piante un aspetto "carnoso" e rotondetto.


Nel loro fusto, infatti, sono presenti capienti vacuoli, ovvero organuli cellulari presenti nelle cellule vegetali. In questi vacuoli l'acqua e le sostanze nutrienti rimangono immagazzinate trasformandosi come dei serbatoi che aprono i rubinetti solo nei momenti di siccità.


Per questa loro caratteristica è più corretto definire le piante grasse col nome di piante Succulente.




 
 
 

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